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La Newsletter E.CO – Notizie dal mercato

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La Newsletter E.CO – Notizie dal mercato

Il 1° ottobre Gazprom ha fermato la fornitura del gas russo all’Italia dichiarando l’impossibilità di trasportarlo attraverso l’Austria, per il punto d’ingresso del Tarvisio. Successivamente Gazprom ha dichiarato che le forniture di gas russo attraverso l’Austria erano state sospese a causa del rifiuto dell’operatore austriaco di confermare le nomine a causa di cambiamenti nella normativa. I buyer di Eni hanno lavorato per verificare con Gazprom la possibilità di riattivare i flussi verso l’Italia e, grazie a un accordo concluso il 5 ottobre, le forniture di gas attraverso l’Austria sono riprese. La cooperazione ha trovato una via in mezzo ai cambiamenti normativi in Austria, e l’operatore austriaco ha confermato le nomine di trasporto di Gazprom Export.

Intanto per l’Italia circa 10 miliardi di metri cubi addizionali di gas dovrebbero risultare disponibili già a partire da questo inverno, per una cifra che supera il 50% del gas russo nel portafoglio Eni. Si dovrebbero poi superare i 17 miliardi di metri cubi addizionali tra il 2023 e 2024 (circa 80%), per raggiungere i 22 miliardi nell’inverno 2024-2025 (surplus rispetto al gas russo), con il peso del GNL che progressivamente continuerà ad aumentare.

Il 29 settembre la guardia costiera svedese ha scoperto una quarta fuga di gas dai gasdotti danneggiati del Nord Stream all’inizio della settimana, dopo che le rotture segnalate per la prima volta il 26 settembre avevano fatto fuoriuscire il gas nel Mar Baltico. L’UE sospetta che dietro le perdite sui gasdotti sottomarini russi diretti in Europa ci sia un sabotaggio.

Il 30 settembre l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite Vassily Nebenzia ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza che gli USA hanno molto da guadagnare nel commercio del gas a causa dei danni al sistema di gasdotti Nord Stream sotto il Mar Baltico, ma ha evitato di accusare Washington per le esplosioni. Intanto il presidente russo Vladimir Putin ha detto che sono stati gli Stati Uniti e i loro alleati a far saltare il Nord Stream. Il Presidente degli USA Joe Biden ha a sua volta dichiarato che il danneggiamento del Nord Stream è stato un atto deliberato di sabotaggio. La Casa Bianca ha respinto categoricamente l’accusa di essere responsabile. “Voglio essere chiaro: gli Stati Uniti negano categoricamente qualsiasi coinvolgimento in questo incidente e respingiamo qualsiasi affermazione che affermi il contrario”, ha dichiarato Richard Mills, vice rappresentante degli USA presso le Nazioni Unite.

Le rotture rappresentano anche un rischio per il clima. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, la perdita del gasdotto potrebbe segnare il più grande rilascio di metano, un potente gas serra, mai registrato. Sergei Kupriyanov, portavoce di Gazprom, ha dichiarato alla riunione del Consiglio che sono fuoriusciti 800 milioni di metri cubi di gas naturale. Il gasdotto Nord Stream 1, un tempo principale via di trasporto del gas russo verso la Germania, era già stato chiuso ma ora non può essere facilmente riaperto. Il nuovo gasdotto Nord Stream 2 deve ancora entrare in funzione.

Oltre a Nord Stream, è stato costruito un nuovo gasdotto tra la Norvegia, produttrice di gas, e la Polonia, che sta cercando di porre fine alla sua dipendenza dall’energia russa, rendendo la regione molto sensibile per la sicurezza energetica dell’Europa.

Chiunque sia il colpevole, l’Ucraina potrebbe anche essere un beneficiario. Da tempo Kiev chiede all’Europa di sospendere tutti gli acquisti di carburante russo, anche se una parte del gas arriva in Europa attraverso il suo territorio. L’interruzione del Nord Stream avvicina alla realtà la richiesta di Kyiv di un embargo totale sul carburante russo.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato approvato nel 2021 per rilanciare l’economia dopo la crisi pandemica.

“Il PNRR è un’occasione unica per il rilancio dell’Italia, per il superamento delle diseguaglianze territoriali, di genere e generazionali che gravano sul Paese. La sua piena attuazione è fondamentale per la nostra credibilità – verso i cittadini e i partner internazionali. Dobbiamo mantenere gli impegni presi e, per farlo, c’è bisogno del sostegno di tutti”.

Così il premier Mario Draghi apre la cabina di regia a Palazzo Chigi sul PNRR. “Il Piano REPowerEU, destinato ad assicurare l’autonomia energetica dalla Russia con l’inserimento di un nuovo capitolo nei PNRR nazionali, rappresenta la sfida per i prossimi mesi” ha precisato il presidente del Consiglio. Al contrario di quanto dichiara Giorgia Meloni che accusa “ritardi evidenti”, nel primo semestre del 2022 l’Italia ha raggiunto ancora una volta tutti gli obiettivi del PNRR, come ha accertato la Commissione Europea. L’Italia potrà ricevere altri 21 miliardi di euro, dopo i 45,9 miliardi ricevuti negli scorsi mesi.

Per Moody’s ci sarà un taglio rating se il nuovo Governo italiano non farà le riforme previste dal PNRR e se la crescita del Paese rallenterà. “Le condizioni di finanziamento più restrittive, inflazione elevata, rischi per le forniture di energia dalla Russia e un contesto politico più complesso stanno pesando sulle prospettive di crescita dell’Italia e sulla dinamica del debito” spiegano gli analisti. Un downgrade porterebbe il debito italiano nell’area del “non investment grade” (junk), che chiude gli acquisti dei titoli italiani da parte di molti investitori istituzionali. Secca la replica di Mario Draghi, che ribadisce che il Governo ha adottato tutte le misure necessarie a favorire una efficace attuazione del Piano.

C’è accordo fra i Ventisette su un nuovo pacchetto di sanzioni alla Russia, che prevede quale pezzo forte la fissazione di un tetto (price cap) al prezzo del petrolio. È quanto deciso durante la riunione del consiglio dei Rappresentanti dei Paesi membri che sarà formalizzato per iscritto dalla UE. Frattanto, la Presidente UE Ursula von der Leyen, riferendo all’Europarlamento sull’escalation delle ostilità in Ucraina, ha ricordato che il Consiglio europeo ieri ha trovato l’accordo sul piano RePowerEU e su una serie di misure per assicurare l’indipendenza energetica. La Presidente ha aperto anche alla possibilità di fissare un price cap sul prezzo del gas usato per la produzione di energia elettrica, in quanto ha effetti distorsivi ed alimenta l’inflazione. Si tratterebbe di una misura temporanea e sarebbe solo il primo passo verso una riforma strutturale del mercato dell’energia. Von der Leyen ha anche ricordato i passi avanti fatti sulla strada dell’autonomia energetica dalla Russia, segnalando che le forniture di gas da Mosca sono crollate dal 40% al 7,5% attuale, compensate dalle forniture di GNL di Paesi più affidabili, come la Norvegia e gli Stati Uniti. Nel frattempo la UE ha ridotto il consumo di gas del 10% ed ha innalzato il livello di stoccaggi al 90% dal 75% dell’anno scorso.

Cosa ne pensa il Laboratorio di Ricerche ref? La struttura attuale del mercato elettrico – in particolare il meccanismo di system marginal price – ha cominciato a mostrare i primi segni di cedimento dovuti alla “rivoluzione rinnovabile”, accelerati dalle ben note contingenze geopolitiche e crisi del gas. Si tratta di un problema a due facce, risolvibile solo attraverso l’introduzione di meccanismi sia di breve che di lungo termine. Tra differenti tipologie di Price cap, segmentazione del mercato e PPA collettivi, molti e differenti sono gli strumenti in mano al Governo e all’Unione Europea. Ref cita oltre al Price cap altre possibili soluzioni, quali Investimenti in capacità di interconnessione e Revisioni del market design: come Pay-As-Bid, segmentazione in due mercati e Green Pool.

7 Ottobre 2022 Share